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Il buon pane toscano

La Toscana del sud, intorno al Monte Amiata, è una zona selvaggia con i suoi paesaggi allo stato naturale, la macchia mediterranea, i boschi di querce e castagni, come anche i villaggi che la caratterizzano.

La cucina contadina differisce non poco da quella delle grandi città, più conosciuta come “cucina fiorentina”. Nei piccoli paesi non ci si potevano permettere sempre le bistecche, la costosa carne di manzo era venduta prevalentemente alle città. Tuttavia si facevano di piatti a base di pollo, coniglio e selvaggina, delle assolute prelibatezze.

E visto che i toscani erano anche degli appassionati cacciatori, facevano dei loro maccheroni, pappardelle, a base di selvaggina ed altri tipi di carne, i loro piatti preferiti. Pietanza questa che da sola sarebbe bastata come piatto principale, ma la tradizione vuole inserita tra i primi piatti.

Tipici della cucina locale sono anche i pici fatti a mano, nonché i tortelli maremmani ripieni di ricotta e spinaci. Nato in origine come piatto dei pastori, quest’ultimo veniva preparato a base di ortica, pianta che la si poteva raccogliere per 9 mesi all’anno.

Come da tradizione la pasta fatta in casa c’era solo la domenica, mentre durante la settimana si andava avanti con vari tipi di minestroni, che in estate venivano mangiati spesso freddi. Non solo, altri piatti come la panzanella sempre con molto basilico, delle eccellenti zuppe di fagioli, ribollite, acquecotte a base di spinaci e uovo, non da ultimo la zuppa di funghi con i porcini e gli ordinali del Monte Amiata, arricchivano i menù dei nostri buongustai.

Nell’alimentazione quotidiana, il pane prendeva il posto della pastasciutta. Il pane toscano, con poco o niente di sale è così buono, che i toscani senza indugio né contorno lo consumavano come bruschetta accompagnandolo ad un buon bicchiere di vino. Appunto la bruschetta, delle fette di pane abbrustolite, con dell’aglio strusciato, sale, l’eccellente olio locale e volendo anche aceto. Altra prelibatezza sono i crostini, piccole fette di pane condite in vari modi, tipicamente con funghi e ragù di carne.

Durante quasi tutto l’anno, erano disponibili frutti e miele da accompagnare ai pecorini locali, stagionati o freschi, combinazione questa che andava ad ultimare il pasto. Dulcis in fundo. Tuttavia anche dei veri e propri dessert avevano il loro posto nei prelibati menù, non da ultimo la zuppa inglese. Un dolce sì casareccio nella tradizione locale, ma dalle origini ancora incerte, alcuni lo vogliono come dessert fatto preparare da Caterina de’ Medici in onore alle truppe inglesi occorse in suo aiuto, altri lo collocano come di vera provenienza britannica. Nomen omen. Proseguendo troviamo anche i cantuccini, non sempre con le mandorle ma di sicuro con il buon vinsanto presente ovunque ci fosse uva. Infine il castagnaccio, un dolce a base di farina di castagne e ricotta.